Perché i giovani italiani si avvicinano all’agricoltura dopo che un’intera generazione ha fatto di tutto per lasciarsi alle spalle il mondo rurale? E quali sono le reali prospettive di questi nuovi pionieri?
L'agricoltura è un settore che affascina sempre più giovani che davanti a tassi di disoccupazione crescenti riscoprono le origini dei propri nonni. C’è chi lo farebbe per stare a contatto con la natura e chi perché nel settore vede una vera opportunità di business. Nell’agricoltura italiana più del 7 per cento dei titolari di impresa ha meno di 35 anni. Di queste, circa il 70 per cento opera in attività multifunzionali: dall’agriturismo alle fattorie didattiche, dalla vendita diretta dei prodotti tipici alla trasformazione aziendale del latte in formaggio, dell’uva in vino, delle olive in olio, ma anche pane, birra, salumi, gelati e addirittura cosmetici. Un proliferare di nuove professioni che testimonia il processo di rinnovamento in atto.
Avere alla base competenze tecnico-scientifiche è un buon punto di partenza, ma questo i ragazzi l’hanno già capito, è ovvio che chi già dispone di un pezzo di terra parte avvantaggiato, ma non è tutto. Come in ogni startup che si rispetti, il segreto per un’azienda agricola in salute è la capacità di innovare: ogni giorno l'azienda vive in una prospettiva diversa. Ogni giorno è un nuovo stimolo per obiettivi sempre nuovi. Sognamo un’azienda che, più che crescere da un punto di vista economico, sia in movimento, in continua evoluzione, esattamente come succede in natura. Nel nostro piccolo, facciamo in modo che la nostra azienda sia sempre più multifunzionale, siamo chiamati a reinventarci tutti i giorni e a stare al passo con le richieste della società. Il nostro settore è strategico per il Paese e produce bene comune: perché l’Italia è agricoltura, l’agricoltura è made in Italy.
Azienda Agricola Mimmo Cusmai