Siamo pronti ad accettare l’idea del rifiuto che si trasforma in risorsa? Il termine rifiuto viene da sempre accostato a quei materiali considerati inutili, inutilizzabili e dannosi. In parte è vero, esistono molti materiali che non possono essere riutilizzati o riciclati, ma ce ne sono tanti altri che risultano “non pericolosi” e che potrebbero trasformarsi in risorsa e addirittura in opportunità di integrazione al reddito delle piccole e medie aziende agricole. Sono questi gli argomenti trattati dall’ “economia circolare”, che ci spiega come gli scarti possono essere recuperati e riutilizzati per nuovi usi sempre diversi. I concetti di recupero/sostenibile dei rifiuti e di riduzione del consumo delle risorse naturali getta le basi per cercare nuovi metodi di diversificazione per le aziende.
Andiamo ad analizzare il caso della filiera del nocciolo.
Ci troviamo nella provincia di Avellino, nel comune di Avella territorio da sempre vocato alla coltivazione del nocciolo. Durante la raccolta e la lavorazione del frutto, viene prodotto il cosiddetto “scarto” costituito da pietra pomice/lapillo e nocciole fuori calibro oltre che dai gusci di nocciole frantumati durante la produzione dello sgusciato. Spesso questo viene smaltito in maniera illecita o tutt’al più usato per la combustione in caldaie. In una logica di rivalutazione e di riuso degli scarti ho pensato a come poter dare valore a questo residuo di lavorazione utilizzandolo nella funzione di materiale pacciamante.
Nelle prove di coltivazione, effettuate su insalata, ho notato che, a parità di condizioni climatiche e di quantità di acqua, le piante appartenenti al filare pacciamato godevano di una condizione vegetativa migliore del filare non pacciamato. I motivi di tanto vigore sono sicuramente da ricercare nella capacità della pacciamatura evitare le perdite di acqua per evapotraspirazione e nel rallentare e controllare la crescita delle infestanti. Il risultato è stato una produzione ottenuta in tempi più brevi e con piante di dimensione superiore. Inoltre, non è da sottovalutare anche il fattore estetico che risulta fondamentale nella fase di ornamento dei giardini e delle piante in vaso. In un ottica di valorizzazione delle tipicità e delle materie prime del territorio e in una logica di “filiera corta” il prodotto può essere utilizzato nella gestione del verde pubblico, riducendo le superfici da gestire, ma anche come simbolo di identità territoriale.