L’olivo è un componente fondamentale della vegetazione naturale dell’ambiente mediterraneo e contraddistingue il paesaggio naturale e, a partire dal IV millennio A.C. (Zohary e Hopf, 1993). L’olivicoltura ha spesso modificato la geomorfologia (terrazzamenti) in specifiche parti del territorio, consentendo la conservazione del delicato equilibrio idrogeologico dei versanti e diventando elemento di eredità storica e culturale delle popolazioni mediterranee. Il terrazzamento quindi, non rappresenta solo la muratura di sostegno, il terreno da essa contenuto, le coltivazioni, le opere idriche, ma anche una tecnica tradizionale complessa, frutto di conoscenze costruttive, idrauliche e agrarie applicate per gestire le particolarità idrogeologiche e climatiche. Infatti questa tecnica consente l’utilizzo appropriato delle risorse ambientali, prevenendo i rischi di erosione e creando un sistema che si auto regola, dotato di elevata qualità estetica e di integrazione con il paesaggio. Attraverso queste strutture, si sono costruiti percorsi e abitazioni, tanto che il sistema dei terrazzamenti può essere definito la soluzione che ha permesso l’edificazione dell’ambiente appenninico ed europeo montano come paesaggio culturale creato in armoniosa organizzazione dell’ambiente. La Campania possiede differenti tipi di coltivazione e di varietà riflettendo una forte biodiversità che si traduce in diversità paesaggistica; si passa dalla provincia salernitana e dalla Penisola Sorrentina dove gli olivi sono impiantati su terreni scoscesi agli olivi allevati in alta collina dell’Irpinia. Sui ripidi pendii calcarei la coltivazione dell’olivo è stata possibile attraverso solo grazie all’ausilio di questa forma d’ingegnerizzazione del territorio che ha consentito la riduzione dell’erosione mediante la creazione di piccole superfici pianeggianti nelle quali l’acqua rallenta la sua corsa non trascinando a valle la parte superficiale biologicamente più ricca. Quindi tale tecnica ha reso possibile l’agricoltura anche in zone di difficile accessibilità dove, però, non è nemmeno adoperato l’intervento delle macchine agricole, di conseguenza nel tempo, al mutare delle regole socio economiche, sono state abbandonate e recuperate dalla vegetazione spontanea e in parte anche esotica con un notevole incremento del rischio di incendio e della successiva erosione.
MYO
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