Il nome del frutto deriva dalla parola araba Al-barquq, la quale richiama per il suo significato: “precoce”, la parola latina Praecoquus, da cui deriva il termine percoca.
È una pianta originario della Cina nord-orientale, dove ancora cresce spontanea; le prime tracce si datano a più di 4000 anni fa.
Dall’Asia l’albicocca giunge in Armenia, dove per l’appunto veniva denominata Mela armenica (Armeniacum malum) e dove venne conosciuto da Alessandro Magno. Gli arabi furono i primi a diffondere questo frutto nei paesi del Mediterraneo, anche se fonti storiche affermano che in Italia e Grecia era già conosciuto nel 60 a.C.
L’albicocca è il frutto dell’albero dell’albicocco, nome scientifico Prunus armeniaca, della famiglia delle Rosacee. E’ ricca in vitamina A (100 gr di prodotto rappresentano il 40% della razione giornaliera consigliata). È una fonte eccellente di potassio, betacarotene, antiossidanti e vitamine B, C e minerali. Oltre al frutto, dal nocciolo dell’albicocca si ricava il seme, a cui vengono attribuite proprietà antitumorali in virtù della vitamina B17 che contengono. Dalla spremitura a freddo dei noccioli si ricava un olio commestibile, utilizzato nell’industria farmaceutica e in cosmesi che possiede ottime proprietà elasticizzanti ed emollienti.
Oggi la coltivazione dell’albicocco è presente in molti paesi, soprattutto in USA, Spagna, Italia, Francia e Grecia.
E’ un albero con una chioma ad ombrello e il tronco abbastanza sottile. In natura può superare i 10 metri di altezza, ma quello coltivato non raggiunge i 3,5 (grazie soprattutto all’ausilio del portinnesto). Le foglie posseggono un bordo seghettato e un caratteristico colore violaceo sul picciolo. I fiori, bianchi o leggermente rosati, si presentano riuniti in piccoli gruppetti e sbocciano prima della fogliazione.
Il frutto è una drupa, di forma tondeggiante, con un calibro che va dai 3 ai 6 cm; il colore della buccia, molto vellutata, è arancio, così come la polpa, spesso con sfumature rosse. All’interno del frutto è posizionato un seme di colore marrone scuro, conosciuto con il nome di “armellina”.
Le varietà di albicocche più diffuse sono:
Pindos, che si raccoglie verso fine maggio
Diavole, diffuse in Campania e dal colore più tendente al rosso;
Reale di Imola, varietà poco coltivata perché i frutti, dalla polpa tipicamente gialla, non maturano contemporaneamente;
Valleggina, coltivata nella piana di Valleggia in provincia di Savona, arancione brillante con macchie rosse;
Amabile Vecchioni, frutti molto grandi, fiorisce a marzo (prima di quasi tutti gli altri alberi da frutto) e matura alla fine di giugno;
Thyrintos, matura a inizio giugno.
Sono stati prodotti ibridi interessanti con piante della stessa famiglia, come pesca e prugna.La messa a dimora si concentra da ottobre ad aprile e bisogna attendere almeno due anni per la fruttificazione, mentre la raccolta avviene da giugno a agosto.Teme le gelate primaverili data la sua precocità. Preferisce climi temperati e asciutti ma non teme il freddo.