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Pellet economico di qualità made in Italy dall’agricoltura

Riccardo Pascolini GreenWaste

Pellet ed Agri-pellet: opportunità d’impresa per le aziende agricole italiane

Perché le Aziende Agricole dovrebbero produrre pellet in Italia? L’Italia è il primo mercato Europeo per consumo di pellet di legno da riscaldamento con quasi 3,3 milioni di tonnellate all’anno (consumo italiano 2013 secondo AIEL) di cui solo circa il 20% viene prodotto entro i confini nazionali. Proprio questa massiccia attività d’importazione rappresenta uno dei punti deboli del mercato del pellet in quanto impoverisce enormemente gli effetti benefici a livello ambientale derivanti dal consumo di un prodotto ecologico qual’ è il pellet, inoltre, è responsabile dell’instabilità dell’offerta, dell’incertezza circa l’approvvigionamento e della fluttuazione dei prezzi di mercato.
Scopriremo perché le aziende agricole italiane hanno tutte le carte in regola per essere i futuri produttori di Pellet Made in Italy.

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Definizione e generalità di Pellet ed Agri-pellet

Il Pellet o pellets è un “Biocombustibile addensato generalmente in forma cilindrica, di lunghezza casuale tipicamente tra 5mm e 30mm, e con estremità rotte, prodotto da biomassa polverizzata con o senza additivi di pressatura” (UNI EN 14588). Il più diffuso in italia è il pellet di legno, generalmente di diametro pari a 6 mm e lunghezza compresa tra 3,15 e 40 mm. Viene bruciato in stufe o caldaie a pellet o policombustibile per il riscaldamento domestico o industriale. L’ Agripellet invece viene prodotto a partire da scarti di produzioni agricole diverse dal legno. Rientrano in questa categoria il pellet di paglia, il pellet di gusci di seme di girasole, pellet di sansa, pellet di nocciolino, pellet di canna da zucchero, pellet di lolla di riso, pellet di bamboo, pellet di arundo donax, pellet di miscanto, pellet di gusci di arachidi, ecc.

 

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Aziende agricole e gli impianti di pellet ed agripellet di piccola taglia

Nonostante il mercato italiano del pellet sia in deficit di offerta interna, non si è assistito alla nascita di molti impianti industriali di produzione di pellet. In effetti l’Italia non offre le migliori condizioni per impianti di grandi dimensioni. Ad oggi i grandi investitori italiani hanno preferito realizzare i propri impianti all’estero dove la materia prima è più facile da reperire ed i costi di produzione e la pressione fiscale sono più invitanti, o più frequentemente si sono limitati all’attività di importazione.
Recentemente però qualcosa è cambiato. Con lo sviluppo della tecnologia e dell’industria di produzione di impianti di pellet di piccola taglia, la produzione del pellet non è più appannaggio dei grandi investitori industriali. La taglia si riduce e con essa anche l’investimento, l’ingombro dei macchinari e l’impegno richiesto a livello di gestione. In questo scenario le aziende agricole sono senza dubbio le migliori candidate alla realizzazione di impianti di produzione di pellet in Italia.

Punti di forza delle aziende agricole nella produzione di pellet in Italia

I grandi industriali italiani che hanno valutato con attenzione la possibilità di investire nella produzione di pellet si sono trovati a fare i conti con tutta una serie di problematiche che, quasi sempre, hanno portato a bocciare l’ipotesi di investimento. Molte di queste criticità risultano invece superabili o attenuate nel caso in cui ad investire sia un’impresa agricola.
Rispetto alle imprese industriali le aziende agricole godono, infatti, di tutta una serie di vantaggi:

  • le aziende agricole gestiscono i boschi e producono biomasse erbacee o semi-legnose di scarto, disponendo di materia prima a basso costo;
  • l’agricoltore autoproduce la biomassa quindi ha la certezza della qualità della materia prima che verrà trasformata in pellet;
  • le aziende agricole godono di una minore pressione fiscale rispetto ai produttori industriali;
  • l’imprenditore agricolo può usufruire di contributi pubblici a fondo perduto per ridurre l’entità dell’investimento;
  • l’investimento in campo agricolo può essere sostenuto da fondi di garanzia.

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Come scegliere le macchine per la produzione di pellet nel caso di azienda agricola

L’impianto per la produzione di pellet in un azienda agricola dovrà essere dimensionato in funzione delle proprie capacità di autoproduzione di biomassa. Si dovrà fare una stima della capacità di produzione della biomassa per ciascuna tipologia (legnosa, erbacea, ecc) ponderando il risultato ottenuto in relazione all’umidità residua. Da tenere in considerazione che la biomassa in ingresso in un impianto di pressatura generalmente deve avere un’umidità del 13%. In fase di pellettizzazione viene tuttavia perso un ulteriore 6 % circa di umidità.
E’ importante affidarsi ad aziende con certificata esperienza nel settore della realizzazione di impianti di produzione di pellet e prediligere le quotazioni che prevedono la formula “chiavi in mano” e magari che includono interventi di manutenzione ordinaria per i primi anni di vita dell’impianto di pellet.
Gli impianti maggiormente richiesti dalle aziende agricole hanno una capacità nominale che oscilla fra i 150 ed i 500 Kg di pellet all’ora. Ciò non toglie che possono essere installati impianti di dimensioni inferiori (raro) o maggiori.
E’ importante fare attenzione al tipo di materiale utilizzato per la produzione della trafila e dei rulli pressori (parti interne alla pressa responsabili del processo di estrusione del pellet), meglio se di acciaio inox in quanto garantiscono una durata maggiore rispetto ad altre leghe di metallo più economiche.
Altre componenti dell’impianto di produzione del pellet che non dovrebbero mancare nel preventivo dovrebbero essere: un trituratore, un deferrizzatore, un miscelarore ed un raffreddatore, anche se non si esclude che alcune case produttrici potrebero aver sintetizzato queste operazioni in altre macchine multifunzione. Recentemente molti costruttori stanno proponendo impianti di pellettizzazione mobili (per un approfondimento si propone il caso della HVGE).

 

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DOTT.AGR. E FORESTALE RICCARDO PASCOLINI
Riccardo Pascolini

Riccardo Pascolini

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Ho studiato Economia e Gestione dei Sistemi Agro-Alimentari, Ambientali e Territoriali presso la Facoltà di Agraria di Perugia.

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